Uno spritz con Turchese eccezionale artista, vita e curiosità partendo da L’ultimo metrò

Straordinaria intervista oggi a Turchese, nome d’arte di Sandro Cisolla, artista poliedrico che sta raccogliendo consensi crescenti nel pubblico italiano. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro L’ultimo metrò, condividiamo con felicità l’intervista a Turchese, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Affronteremo perciò aspetti musicali e di vita, Turchese ci condividerà con quelle che sono le collaborazioni, tra le più importanti come quelle con Eduardo Giometti,Ivan Antonio Rossi, le esperienze, e i progetti futuri. Andiamo a capofitto a fondo e diamo un caloroso benvenuto a Turchese!

Com’è nata tua la passione per la musica?

Mio padre è sempre stato un profondo conoscitore di musica pop e rock, oltre a essere stato un grande collezionista di vinili. Va da sé che io sia cresciuto a pane e musica, oltre ad essere stato incoraggiato, sin da piccolo, a suonare uno strumento musicale. Scelsi la chitarra all’età di 10 anni e, poco dopo, a 14 anni, trovai la mia dimensione musicale all’interno di una band. Da quel momento ho capito che scrivere musica e farla ascoltare agli altri, sarebbe stata la mia vita.

Descrivi Turchese e il suo personaggio, i suoi pregi e i suoi difetti

Potrei descrivere i miei pregi e i miei difetti come Sandro, ma forse questo non interessa e non è nemmeno la sede adatta. Turchese è il mio personaggio musicale, e per questo, come tutti i personaggi, mette in scena qualcosa, senza pregi o difetti. Turchese è il mio colore preferito sin da bambino, e l’ho scelto proprio perché credo che questa avventura musicale porti con sé la genuinità che caratterizza i più piccoli, unita alla consapevolezza musicale e umana di chi qualcosina, nella vita, l’ha già visto e vissuto. Le mie canzoni puntano a parlare alla gente, mirano al cuore, e guardano alle stesse.

Come descriveresti la nascita di L’ultimo metrò?

L’ultimo metrò è nato la scorsa primavera. Costretto in casa dopo un lungo periodo che tutti conosciamo, ho avuto modo di osservare più di sempre ciò che accadeva all’interno dei social. Ciò che con forza emergeva quotidianamente ai miei occhi, era la smania di raccontarsi attraverso l’immagine, l’apparenza, e così mi sono chiesto se questo fosse davvero diventata l’essenza dei rapporti tra le persone. Così è nata la storia della canzone, un rapporto tra un’attrice sulla cresta dell’onda interessata solo alla sua immagine e un musicista innamorato che si vedrà costretto a mettere da parte i suoi sentimenti. Sono convinto che se le persone trattassero con più genuinità i loro rapporti, molti dei grandi problemi del mondo scomparirebbero.

Il lavoro è accompagnato da un video?

No, ogni cosa a suo tempo.

 

E l’album da cui è estratto? Oppure è in cantiere un album che lo conterrà?

Prima vorrei pubblicare un discreto numero di singoli, da includere poi, a tempo debito, in un “contenitore” che potrebbe essere un album o un EP.

In salita o in discesa. I percorsi artistici si sviluppano sempre tra mille peripezie, vuoi raccontarcele?

Avrei bisogno di un libro per raccontarle tutte! Pavimenti in cui dormire, locali improbabili, avventure e disavventure su un furgone… tanti anni di musica indipendente con la mia vecchia band sono stati motivo di mille avventure e altrettante disavventure. Se devo essere onesto, ora che sono all’inizi” con Turchese, la mia speranza è che il medagliere di esperienze inizi a riempirsi di esperienze un po’ meno travagliate.

 

Quali sono le tue influenze artistiche?

Ascolto di tutto. Sono cresciuto masticando tutto il beat degli anni ‘60 italiano e straniero, amando alla follia i Beatles. Sicuramente il rock e il punk mi hanno formato in adolescenza, accendendo la mia voglia di suonare in una band. Negli ultimi tempi, più o meno da quando Turchese ha preso vita, ho iniziato ad approfondire molto il cantautorato italiano degli anni 80 e 90 e il pop internazionale degli anni 80, The Cure e Men at work su tutti.

Quali sono le tue collaborazioni musicali?

Sto lavorando col bravissimo produttore Ivan Antonio Rossi (già al mixer con i Ministri, Fast Animals and Slow Kids, Gabbani e molti altri). Prossimamente uscirà anche un brano prodotto dal mio amico e ottimo produttore Francesco Katoo Catitti.

E la collaborazione con Eduardo Giometti nel lavoro in promozione?

Eduardo è un ragazzo molto volenteroso che ha compreso una cosa estremamente importante: se in Italia vuoi lavorare davvero nella musica, non devi perdere mai l’entusiasmo e darti un gran da fare. Ho lavorato con molti Uffici Stampa, anche piuttosto grossi, ma devo dire che mai come con Eduardo sono stati seguito con attenzione e pazienza. Quindi, bravo Eduardo!

Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?

Mi piacerebbe raccontare storie “intime”, piccole, che parlino al cuore delle persone e, in qualche modo, magari, possano rispondere ad alcune domande.

Parliamo delle tue pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?

Turchese è appena nato, quindi si tratta di un futuro tutto da costruire. La mia vecchia band, invece, si chiamava Airway: 4 album, 1 EP, più di 500 date tra Italia ed Europa, una bella avventura!

Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?

La scena musicale italiana avrebbe bisogno di più coraggio: non da parte degli artisti, quanto piuttosto da chi sta dietro alle quinte.

Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?

Tutti gli altri che usciranno! L’Ultimo Metrò è la mia prima uscita.

Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?

Con attesa.

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?

 

Mi piacerebbe che la mia musica arrivasse lontano, nelle orecchie giuste, così da fare del bene a chi la ascolta.


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