Con grande riconoscenza diamo il benvenuto alla band The Uncles, formazione poliedrica che raccoglie consensi a go-go. Recentemente impegnata nella promozione del lavoro Quello che rimane, pubblichiamo con estremo interesse l’intervista alla band The Uncles, grati e onorati per il loro tempo e la cortesia riservataci! Leggeremo di più sulla vita musicale e artistica dei componenti, la formazione The Uncles ci racconterà con quelle che sono le collaborazioni, come ad esempio con Red&Blue, le esperienze, e i progetti futuri. Entriamo nel vivo dell’intervista e diamo un caloroso benvenuto alla band The Uncles!
Com’è nata vostra la passione per la musica?
La musica è dentro di noi da sempre, dalle prime lezioni di chitarra o di canto in tenera età. Per gran parte della nostra vita però, noi e la musica, non abbiamo percorso la stessa strada e per molti anni l’abbiamo vissuta come se non fosse del tutto nostra e come se dovessimo rinunciarvi. Forse non sappiamo bene dire ‘come’ ma sappiamo certamente il ‘quando’.
Fare musica, crediamo, nasca da un’esigenza: senti di dover cantare, quindi canti, e poi ti senti meglio.
Descrivi “The Uncles” e i suoi pregi e i suoi difetti
The Uncles è un progetto che nasce da una amicizia e, questa amicizia, a sua volta nasce dalla voglia di fare musica. Forse non abbiamo descritto il progetto, ma crediamo sia utile specificarlo per sottolineare quanto la musica sia causa e conseguenza della nostra interazione.
Di fatto siamo un duo maschile dalle vocalità completamente opposte ma in grado di compensarsi perfettamente per creare armonia, piacere.
Litighiamo tanto e forse questo è sia il pregio che il difetto del nostro progetto musicale perché, infondo, sono sempre litigi che nascono per fini condivisi.
Come descriveresti la nascita di Quello che rimane?
Quello che rimane nasce sul divano di casa, chitarra e voce. Nasce dalla necessità e la voglia di passare attraverso la tristezza per la fine di un amore per arrivare poi alla consapevolezza e all’accettazione di ciò che è stato e ciò che rimarrà dentro di noi.
E com’è nato il suo videoclip?
Il videoclip di “Quello che rimane” è un classico lyrics, dove abbiamo voluto dare importanza alla musica e alle parole lasciando come sfondo le scene di studio che raccontano il making of del brano. Per noi, questa ambientazione era ideale, dato che la canzone è nata davvero su un divano ed in uno studio musicale.
È prevista l’uscita di un disco?
Per ora pensiamo ai piccoli passi! In quanto artisti indipendenti abbiamo la necessità di auto produrci perciò, ciò che è certo, è che uscirà un prossimo singolo. Per l’Ep magari ci aggiorniamo fra qualche mese!
Studi, gavetta, sudore e soddisfazioni… vogliamo conoscere la vostra storia, tutto il suo percorso!
Inizialmente, concentratici su un progetto musicale di cover, la nostra musica è stata influenzata a vicenda dalla diversa natura delle nostre voci. La nostra unione artistica, agli esordi, è stata caratterizzata unicamente dalla necessità di fare musica per uscire dalle nostre vite professionali dell’epoca. Quando abbiamo capito che le nostre voci creavano qualcosa di unico e di forte, abbiamo cominciato a sentire la necessità di mettere in musica i nostri pensieri e le bozze che avevamo timidamente scritto e custodito
Abbiamo avuto percorsi formativi diversi perché, le nostre vite professionali sono state focalizzate su altri settori, ma in termini musicali abbiamo frequentato la stessa scuola di canto nel veronese e studiato individualmente il nostro strumento di riferimento: chitarra per Dario e Piano per Riccardo.
Abbandonate le professioni di giurista e di ristoratore, continuiamo a formarci a livello musicale tutt’oggi per continuare a far crescere le nostre competenze artistiche. Lo sforzo più grande è, di certo, quello di sentirsi e riconoscersi come artisti ogni giorno.
Quali sono le vostre influenze artistiche?
Ascoltiamo tutto, ci piace molto ma facciamo il nostro.
La nostra musica sente la contaminazione di artisti come James Bay, Ed Sheeran, John Mayer ed Eddie Vedder ma anche di Marco Mengoni, Brunori Sas o il grande cantautorato italiano.
Quali sono le vostre collaborazioni musicali?
Per ora nessuna, ma chissà sogniamo di poter duettare ad esempio con Matteo Costanzo o Leo Gassman.
Quali sono i contenuti che volete trasmettere attraverso la vostra arte?
Pezzi delle nostre vite, quello che sentiamo. Vogliamo che arrivino emozioni e la musica può essere il veicolo perfetto per questo.
Parliamo delle vostre pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?
Per noi, il pregio, è il privilegio di poter fare questo mestiere.
Cosa ne pensate della scena musicale italiana? E cosa cambiereste/migliorereste?
La scena musicale italiana, per quanto ci riguarda, è un grande contenitore di tendenze.
C’è tanta buona musica e tanti bravi artisti che non calcano le classifiche o che non hanno la visibilità che meriterebbero.
Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigliate di ascoltare?
Oltre a “Quello che rimane”, vi consigliamo di ascoltare l’altro brano presente sul nostro profilo, che si intitola “Ho respirato”. Un brano che nasce qualche anno fa, durante il Covid, dalla necessità di liberarsi, di respirare a pieni polmoni la propria vita.
Progetti a breve e lungo termine?
Appena terminata la promozione di questo brano, ci ritroveremo in Studio per iniziare a produrre il prossimo pezzo.