Oggi incontriamo Roberto Ballauri, cantautore e musicista cuneese classe 1997, artista uscito lo scorso 14 giugno con il suo primo EP “Occasioni” (Believe), progetto che vede cinque brani nati in un periodo particolare delle nostre vite, la pandemia.
Come nasce la tua passione per la musica?
La mia passione per la musica nasce da piccolo. Ogni anno per le recite natalizie del mio paese venivano assegnate canzoni a giovani solisti, ed io speravo di ricevere la più bella.
Con il passare del tempo ho iniziato a suonare il sax contralto nella banda di paese e a 16 anni ho imbracciato la mia prima chitarra, ho scoperto, così, i miei primi autori preferiti ed ho iniziato a scrivere e cantare canzoni da tenere per me.
Scrivi e componi la tua musica, ci racconti come nascono le tue canzoni?
I miei brani nascono da differenti stati d’animo, da immagini e contesti che vivo in prima persona o di cui sento raccontare.
Non esiste un metodo preciso, un ordine prestabilito. Alle volte nasce una melodia, spesso nel momento meno adatto, pensando e facendo altro. Così la registro velocemente nelle note vocali e la rielaboro in seguito; altre volte viene il prima il testo, la musica diventa, quindi, il vestito ideale cucito per rappresentare al meglio le parole nate di getto.
Il processo creativo, se così possiamo chiamarlo, non è sempre un fiume in piena, inarrestabile e traboccante. Spesso serve pensarci su. Prendersi del tempo, scrivere per poi cancellare, modificare, rielaborare.
Ti definisci un cantautore, come il cantautorato si sta evolvendo nella musica moderna?
Mi piace definirmi cantautore, il termine porta subito alla mente i grandi della musica italiana e non solo, può spaventare, sembrare presuntuoso, ma per me è il semplice raccontarsi attraverso la musica, senza vergogna.
Nasconde dell’ambizione, questo sì. La speranza di poter lasciare in futuro anche solo una piccola traccia della mia arte.
Nella musica moderna il cantautorato assume nuove forme e colori, contaminazioni di generi, sonorità, scrittura permettono sempre più spesso di ascoltare artisti innovativi e interessanti. Il panorama musicale è ricco di nuove proposte, ho l’impressione però che molto spesso gli ascoltatori non abbiano la curiosita’ necessaria per scoprire artisti emergenti e apprezzare le nuove sfumature del cantautorato.
Quali sono i tuoi artisti di riferimento?
Non saprei indicarli tutti, di certo Elliott Smith, Damien Rice, John Mayer, Bon Iver, Niccolo’ Fabi, Stephen Day, James Bay sono tra gli artisti che più ascolto e a cui più mi ispiro. Ma insieme a loro anche Bruno Mars, Gavin James, Daniel Caesar e molti altri.
S’intitola “Occasioni” il tuo primo EP, ce ne vuoi parlare?
Questo EP nasce dal bisogno di condividere musica. Dentro le cinque canzoni ci sono diverse parti di me: il mare, i ricordi d’infanzia, la malinconia, la solitudine e il saperla accettare, il bisogno di buon umore, tanti momenti, luoghi e sensazioni vissuti negli ultimi anni.
Il tuo disco è composto da cinque brani, quanto la pandemia ha influenzato la tua scrittura? Possiamo definire questo disco figlio di quel periodo?
Al tempo della pandemia questo disco era in costruzione, i brani erano praticamente conclusi, per cui direi di no. La pandemia ha solo posticipato la sua conclusione e, conseguentemente, la sua uscita.
Il disco figlio del periodo di quarantena spero di potervelo fare ascoltare presto.
Nel tuo percorso parli di emozioni e di autenticità, quanto è importante per te mettere in musica tutto questo?
Fondamentale. Attraverso la musica ci si mette a nudo. Ad ora, è l’unico modo che ho trovato per esprimere tutto quello che rimbalza tra testa e cuore. Non amo parlare, preferisco cantare.
L’EP è ormai disponibile all’ascolto, sono previsti live in questa estate di ripartenza?
Sono previsti alcuni eventi in zona, vorrei potermi spingere in tutta Italia. Spero davvero di suonare il più possibile. Non vedo l’ora.