Nico Kyni nasce a Bologna class ’92. Cresce a contatto con la musica, grazie al padre (musicista e autore) e alla sorella (ballerina), ma è guardando Michael Jackson che capisce come fondere alla perfezione musica e danza. Kyni comincia a scrivere a soli 13 anni, ma la vera presa di coscienza avviene verso i 17, quando comincia a capire quale sia il sound che più gli appartiene. R&B e trapsoul si fondono per creare un mix perfetto, nuovo per il panorama italiano, ma che oggi più che mai sembra essere pronto a questa nuova forma di espressione musicale.
Un esecutore energico e potente, che come un leone ha anche il suo lato emotivo che esprime attraverso la sua arte. Lo ringraziamo per questa interessante intervista, tuffandoci nelle sue parole, ascoltando le sue note.
Com’è nata la passione per la musica?
Sono cresciuto con la musica: mio padre scrive e suona la chitarra e mia sorella è una ballerina. Mi sono innamorato della musica grazie a mio padre, che metteva i dischi di Michael Jackson, e fin dalla prima volta che lo sentii ne rimasi affascinato. Compresi subito che la musica avrebbe fatto parte della mia vita.
Cosa significa e com’è nato il nome “KYNI”?
Kyni è l’anagramma di Niky. Io mi chiamo Nicola e da piccolo tutti mi chiamavano Niky. Stavo cercando qualcosa che potesse suonare bene e dare un immaginario che rispecchiasse il tipo di musica che faccio. Così è nata l’idea dell’anagramma di Niki, Kyni, che poi è anche il titolo dell’EP. “Kyni” racchiude il mio mondo ed è un po’ come se fosse il mio biglietto da visita.
Come è stato concepito l’album omonimo?
Dopo una serie di singoli è stato naturale pensare ad un EP. Abbiamo raccolto i brani più in linea con quello che volevamo concepire, abbiamo lavorato duro e penso che dal lavoro che ne è uscito lo si capisca bene. Tutto ha un senso, tutto scorre liscio, c’è un’identità ben precisa.
Com’è stato il percorso dall’esordio ad oggi?
Alti e bassi. A volte ho pensato se realmente ne valesse la pena, ma poi ho capito che è il tempo che dà tutte le risposte e tutto arriva per chi sa aspettare e ha talento. Biggie e Luam di Flus Music hanno capito perfettamente ciò che stavo cercando di trasmettere e ora siamo una famiglia prima che soci. Questo per me conta molto, sentirsi a casa mentre si lavora è fondamentale per fare belle cose.
Quali sono le influenze artistiche?
Michael Jackson sopra di tutti. Poi Chris Brown, Usher, Craig David. Questi sono gli artisti mi hanno formato. Tory, Jacquees Bryson sono a mio avviso i nuovi più forti al momento.
Quali sono le collaborazioni musicali?
Nel mio EP ci sono tre collaborazioni. Nathan in “Sorry”: appena diciottenne, Nathan ha un potenziale enorme e penso lo dimostri pienamente nel pezzo. Martina May, con la quale avevo già collaborato, ha fatto sì che “You Know” diventasse una bomba R&B. William, esecutore con tanta voglia di fare e tante cose da dire, ha una fame di spaccare il mondo che si coglie pienamente nella traccia.
E com’è nata la collaborazione con “Flus Music”?
Ci siamo conosciuti sui social, Biggie e Luam avevano sentito quello che facevo, ci siamo messi in contatto e abbiamo scoperto la stessa grande passione per il mondo R&B.
Ci siamo incontrati e abbiamo capito subito che avremmo potuto fare grandi cose assieme. Siamo persone genuine, pure e con tanta voglia di fare, con la giusta fame e la giusta passione.
Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la musica?
Voglio che la mia musica possa rimanere nel tempo, voglio dare speranza e voce a chi non ne ha. Voglio poi potermi sentire libero di parlare anche di cose più leggere, voglio trasmettere allegria e parlare d’amore. Il potere della musica e delle parole è enorme: sta a noi decidere come sfruttarlo.
Parliamo delle pregiate esperienze di live, concerti e concorsi?
Ho calcato pochi palchi, ma posso dire una cosa: ogni volta il riscontro della gente è stato più che positivo. Quando sono sul palco non esiste più niente, mi sento libero, libero di creare. Canto, ballo e la risposta della gente mi dà ancora più carica, questo mi fa bene. Non vedo l’ora di poterlo fare nuovamente e questa volta sarà qualcosa di epico.
Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?
Non ascolto molta musica italiana, sono sempre stato più influenzato dagli artisti provenienti da Oltreoceano. Posso dirti che ci sono artisti italiani molto interessanti, tra cui CoCo, Ernia, Tedua, Guè Pequeno.
Mi piacerebbe che ci fosse più coesione e sicuramente più voglia di ricercare senza accontentarsi di omologarsi.
Oltre al lavoro in promozione, quale altro pezzo ci consigliate di ascoltare?
A me piacciono tutti, sono davvero felice del lavoro svolto, ma forse ti direi “You Know” che è puro R&B, oppure “Sorry” con un richiamo ad un pezzo di Craig David e “No Love”.
Come stai vivendo da esecutore e persona questo periodo del covid-19?
È brutto non poter vivere a pieno perché questo limita la scrittura, ma ormai ci dobbiamo convivere, almeno per il momento, con la speranza che tutto si sistemi.
Quali sono i programmi futuri?
Stiamo già pensando alla prossima mossa. Sicuro sarà un singolo, ma il prossimo step sarà qualcosa di importante.