Incontriamo Lopez artista , vita e curiosità partendo da Un gioco ben studiato

Straordinaria e interessante intervista oggi a Lopez , artista poliedrico che ci vizia e seduce con la sua arte. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro Un gioco ben studiato, leggiamo con senso di empatia l’intervista a Lopez , grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! In punta di piedi ma con la curiosità di un bambino entriamo nella musica e nella vita, Lopez si svelerà con quelle che sono le collaborazioni, fra le quali con Red&Blue, le esperienze, e i progetti futuri. Entriamo nel vivo dell’intervista e diamo un caloroso benvenuto a Lopez !

Com’è nata tua la passione per la musica?

Nasce un po’ per caso, un po’ per gioco, quando a circa otto anni un piccolo me si intestardisce e cerca di suonare un pianoforte senza molto successo, da lì non mi sono mai fermato e ho (molto lentamente) scoperto quali generi preferivo, quali brani, e così via.

E’ comunque difficile dire quanto ci sia voluto perché diventasse una cosa importante per me, tale da investirci molto tempo ed energie, ma sono felice che sia successo.

Dietro un personaggio può esserci 1, 100 o 1000 persone. Chi è Lopez e il suo personaggio?

Non c’è nessun personaggio in realtà, non sono un granché come attore e non miro certo ad esserlo, c’è solo una persona dietro quelle note, e, nel bene e nel male, sono semplicemente io. Se la musica è un modo di esprimersi, di raccontarsi, perché sprecarsi a creare personaggi che esprimono solo sfaccettature quando possiamo, per una volta, essere semplicemente noi stessi?

Come è stato concepito il lavoro Un gioco ben studiato?

Ho iniziato a scrivere il brano in modo molto casuale in realtà, come spesso mi accade, anche se da subito l’ho forse trattato in maniera leggermente diversa da tante altre cose che appunto, ho scritto per caso, ad ogni modo, il brano ha richiesto molta attenzione, specialmente sul come trattare un argomento piuttosto “pesante” in una chiave che risultasse più gradevole e facile all’ascolto, è stata insomma…un bel gioco.

Il lavoro è accompagnato da un video?

Non per il momento, purtroppo, ma in futuro non si sa mai.

Il lavoro sarà contenuto in un EP/Album?

Non lo so ancora, dipenderà molto da come realizzerò i miei progetti futuri, se sarò soddisfatto dei risultati e riuscirò a creare una raccolta di brani che si intersecano bene tra loro, perché no…

In salita o in discesa. I percorsi artistici si sviluppano sempre tra mille peripezie, vuoi raccontarcele?

Certo è che qualunque tipo di percorso non è mai una semplice strada dritta ecco, nonostante il mio non abbia subito brusche interruzioni, ad oggi, diverse volte ho pensato di mollare un po’ la presa, forse mai di lasciare del tutto questa strada, ma la linea tra crederci e non crederci più è molto, molto sottile…tuttavia non credo siano i risultati o le ambizioni a indicarci la strada, ma è solo la passione che alla fine ti tiene dalla parte giusta della linea. Almeno per come la vedo io.

Quali sono le tue influenze artistiche?

Sono perlopiù estere a dire il vero, già da molto piccolo ho iniziato ad ascoltare artisti britannici, penso a Passenger, Ed Sheeran, a tutta la scena pop/folk del Regno Unito, passando ovviamente per gli intramontabili Beatles e scivolando anche verso un po’ di Country americano… certo per quanto riguarda influenze italiane ho sempre apprezzato la musica, forse un po’ meno moderna, di grandissimi come Vecchioni e De André. Aldilà della musica che preferisco, che comunque mi accompagna ogni giorno, cerco di ascoltare un po’ di tutto, almeno quando ci riesco.

Quali sono le tue collaborazioni musicali?

Al momento non ci sono, ma l’obiettivo è decisamente di cambiare questa cosa.

Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?

Aldilà dei contenuti dei singoli brani, vorrei che la mia musica fosse semplicemente per tutti, non credo che la musica, di nessun tipo, debba necessitare di incredibili interpretazioni, vorrei far passare il messaggio che la musica può e deve essere semplice e leggera, per trattare ogni tema con un sorriso. In poche parole…c’è sempre tempo di piangere per cose terribili, qui vogliamo solo lacrime di gioia, al massimo.

Parliamo delle tue pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?

Beh, “Un gioco ben studiato” è la mia prima vera pubblicazione, e questo percorso è appena iniziato se vogliamo, tuttavia a qualche concorso ho partecipato, per fare un esempio, “Musica E’”, l’esperienza sul palco, nel mio (molto) piccolo, di certo non manca. (L’autostima neanche)

Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?

Forse non sono il più assiduo consumatore di musica italiana, bisogna ammetterlo; tuttavia, ho cominciato a maturare l’idea che la scena musicale italiana sia piena di grandissimi artisti, ma di troppe maschere. Non adoro quando la musica diventa prima spettacolo che arte, succede spessissimo, e ce ne accorgiamo un po’ tutti in realtà, basti pensare alla maggior parte dei programmi/talent televisivi che propongono musica. Però non credo sia un problema degli artisti, ma è una triste dinamica di mercato, molto più complessa, e sicuramente aldilà, delle competenze del singolo artista.

Forse non avrei la presunzione di cambiare nulla, ma una cosa che, se potessi, chiederei ad ogni singolo artista, e anche a chiunque lavora nel settore, è di riportare un po’ di sincerità e naturalezza in un mondo che sta sempre di più scivolando verso l’esaltazione dei personaggi piuttosto che delle persone…almeno con la musica, facciamolo.

Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?

Non avendo altro di mio pugno da potervi consigliare (per ora), vi consiglio di ascoltare “Castle on the Hill” in acustico (Ed Sheeran), le “vibes” che il brano trasmettono con solo una chitarra per me sono incredibili.

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?

Lanciarmi in mezzo al pubblico ad un qualunque mio concerto vale?

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