Straordinaria e interessante intervista oggi alla band Giuseppe Gazerro e la Resistenza Acustica formazione poliedrica che sta raccogliendo consensi crescenti nel pubblico italiano. Recentemente impegnata nella promozione del lavoro Questi passi, condividiamo con felicità l’intervista alla band Giuseppe Gazerro e la Resistenza Acustica grati e onorati per il loro tempo e la cortesia riservataci! Affronteremo perciò aspetti musicali e di vita dei componenti, la formazione Giuseppe Gazerro e la Resistenza Acustica si aprirà a noi con quelle che sono le collaborazioni, come ad esempio con Red&Blue, le esperienze, e i progetti futuri. Tuffiamoci in questo mondo speciale e diamo un caloroso benvenuto alla band Giuseppe Gazerro e la Resistenza Acustica!
Com’è nata la vostra passione per la musica?
Mi sento legato alla musica in modo indissolubile da quando negli anni ’60, ancora bambino, ascoltavo estasiato il giradischi di mio padre su cui giravano i suoi vinili colorati pubblicati da *Il Musichiere*; poi un giorno è arrivato Sgt. Pepper e da allora…
Usa tre aggettivi (e perchè) per descrivere “Giuseppe Gazerro” e…
Motivato
(ho sempre desiderato che la mia voce possa essere sentita)
Impegnato
(per quanto sia molto autoreferenziale, vorrei che i miei testi fossero il più distante possibile dal disimpegno e dalla leggerezza superficiale)
Intimo
(credo molto nel cercare di parlare di me come se stessi chiedendo al mio ascoltatore di parlarmi di lui)
Prima l’uovo (il testo) o la gallina (la musica). Com’è stato il processo di creazione di Questi passi?
Prima il testo.
Quasi tutte le parole che compongono i brani di questo lavoro sono la scintilla creativa sulla quale sono state poi innestate le note, spesso semplici riff già preesistenti come lavori in corso.
Si sa che un’immagine vale più di mille parole, ma le note non sono da meno! Il lavoro è stato valorizzato da una clip?
Sì.
Elaborato dall’ottima mano della Videomaker Miriam Zennaro per lo Studio 2 di Cristopher Bacco.
Disponibile – ovviamente – su YouTube.
https://www.youtube.com/watch?v=noPdyOmk3h0
È prevista l’uscita di un disco?
Certo.
Usciranno 4 singoli a distanza di poco più di un mese l’uno dall’altro; dopodiché un quinto brano concluderà un Extended Play dal nome “Eleison” che dovrebbe vedere la luce nell’estate 2024.
Studi, gavetta, sudore e soddisfazioni… vogliamo conoscere la vostra storia, tutto il suo percorso!
La mia biografia richiede ore di tempo…😊 E’ tutto su Spotify, comunque.
Sintetizzando, ti direi che ho scritto molti brani e suonato molto in giro nei ’70; poi sono stato il bassista di un gruppo funky, Krundaals, coi quali abbiamo registrato un disco arrivato in tutta Italia (Emerging); poi ho iniziato a pubblicare le cose di cui sono autore: prima in una trilogia di 3 dischi che ho chiamato *Biblica* e che è tutta reperibile in Spotify e poi, nel nuovo millennio, mi son dedicato anche al teatro.
Ora, infine, sto tornando in pista con le cose di cui sono autore in questo lavoro che spero diventi una nuova trilogia!
Quali sono le vostre influenze artistiche?
Sicuramente Dylan e tutti i cantautori (anche italiani) degli anni ’70.
Io mi sento molto rockettaro, però; il mio suono lo vorrei sempre elettrico, urlante e aggressivo.
Mi definirei un cantautore punk, se dovessi.
Quali sono le vostre collaborazioni musicali?
Con questa band siamo appena nati ma nella mia carriera ho suonato con molti nomi più o meno noti.
Tra le collaborazioni che ricordo con maggior piacere cito Marco Ferradini, Enrico Ruggeri ed una recente mia interpretazione della Dylaniana Hurricane accanto alla violinista che in quel disco aveva suonato: Scarlet Rivera.
E la collaborazione con Red&Blue nel lavoro in promozione?
Per ora benissimo.
Ma su questo potrò pronunciarmi in modo adeguato quando sarà uscito l’intero EP.
Quali sono i contenuti che volete trasmettere attraverso la vostra arte?
Le parole sono lì apposta ad indicarle.
Io sono dentro ciascuna di esse; con la mia vita, i miei sogni, le mie proposizioni.
Parliamo delle vostre pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?
Con i vari gruppi in cui ho suonato ho calcato diversi palchi “grossi”.
Se dovessi fare una classifica, metterei sicuramente le apparizioni in RAI al primo posto.
Un concerto al Cannaregio di Venezia in cui c’erano migliaia di persone; il Teatro Toniolo di Mestre con uno spettacolo musicale; il Big Mama di Roma – ora purtroppo chiuso – in cui ho suonato Dylan come one-man-band.
Cosa ne pensate della scena musicale italiana? E cosa cambiereste/migliorereste?
Buona, ma non è musica rock; il nostro è melodico, anche quando indurito nei suoni.
(che è quello che spero di fare io).
Meno talent e più talent-scout, meno imprese e più impresari, meno etichette e più promotori.
Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigliate di ascoltare?
Ci sono tutti gli altri miei lavori precedenti, sia su Spotify che su YouTube.
Ma in questo momento è ovvio che tenderei a dire di aspettare di sentire le cose nuove o quelle che – pur se ripescate – saranno restaurate con suoni e arrangiamenti più contemporanei.
Come state vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?
L’ho vissuto con un malcelato fastidio per le prese di posizione anacronistiche, superstiziose ed antiscientifiche di una rilevante parte della popolazione.
Al netto di questo, un periodo difficile come peraltro tanti ce ne son stati in passato e purtroppo sempre ci saranno.
L’arte serve proprio a sapere che le tenebre non potranno mai avere il sopravvento sulla luce.
Quali sono i vostri programmi futuri?
Ottenere visibilità con questo progetto in modo da poter lavorare con tranquillità sui prossimi.
Suonare dal vivo in teatri e festival rock.