Da Siamo Qui a tutta la sua vita, giù la maschera per i Keepalata

Diamo oggi il benvenuto alla band Keepalata, formazione poliedrica che sta facendo incetta di consensi coi suoi lavori musicali. Recentemente impegnata nella promozione del lavoro Siamo Qui, approfondiamo con riconoscenza l’intervista alla band Keepalata, grati e onorati per il loro tempo e la cortesia riservataci! Avviciniamoci con garbo e curiosità al mondo musicale e personale dei componenti, la formazione Keepalata si narrerà con quelle che sono le collaborazioni, come ad esempio con nextpress.it, le esperienze, e i progetti futuri. Entriamo nel vivo dell’intervista e diamo un caloroso benvenuto alla band Keepalata!

– Com’è nata la vostra passione per la musica?

Da piccolissimi abbiamo scoperto che potevamo segnalare la nostra presenza in diversi modi oltre alla presenza fisica e al parlare. La musica è una forma di presenza, un noi diverso da noi ma comunque rappresentazione di noi stessi. È la possibilità di esserci anche nell’assenza.

 

– Cosa significa e com’è nato il nome “Keepalata” e il suo sound?

Da un’esclamazione tutta calabrese “cchi palata” che frequentemente utilizzavamo per definire qualche cosa di potente, spesso della musica che ci soddisfaceva particolarmente. È un auspicio di fare sempre musica che faccia dire “cchi palata”. L’inglesismo “Keep” è un richiamo alle origini dell’hip hop e al “Keep it real”. Il sound è un risultato del diverso background dei quattro componenti e mantiene un forte legame con la tradizione Hip Hop pur non disdegnando una consapevole evoluzione dettata dai tempi e dalla crescita musicale.

 

– Come è stato concepito “Siamo Qui”?

Come di consueto per mettersi in contatto con entità superiori Libberà si è trovato a far girare a loop per 6 ore un sampler di flauto indiano. Ha iniziato quindi ad avere delle risonanze organiche molto forti e uno stato di estasi che gli ha suggerito il ritornello che ha scritto e registrato con lo stesso trasporto di chi fa l’ultima cosa prima di lasciare questa dimensione. Poi per tornare un po’ nella dimensione terrena ha coinvolto i 3 rapper che hanno riportato l’opera a qualche cosa di più “terrestre” pur mantenendo riferimenti a dinamiche spirituali e sciamaniche.

 

– E com’è nato il suo videoclip?

È un lavoro di contaminazione nato per esorcizzare la paura di contaminazione diffusa con la pandemia. Quando abbiamo iniziato a lavorare eravamo in lockdown e incontrarsi era impossibile. Poi ci piaceva l’idea di sperimentare altri linguaggi di narrazione video e dato che in quel periodo alcuni di noi stavano collaborando con Elisa di Cristofaro abbiamo pensato di coinvolgerla anche in questo progetto. Apprezziamo molto il suo lavoro di teatro corporeo e puppets che, per attitudine e intenzione artistica, sentiamo molto vicina alla nostra modalità di intendere la musica. Il lavoro dei puppets a sua volta ha avuto la contaminazione del lavoro grafico di Massimo Bod.


 

– Com’è stato il percorso dall’esordio ad oggi?

È stato un percorso in continuo mutamento, crescita ed evoluzione. Un percorso di continua scoperta, consolidamento di certezze per poi continuamente spostarsi fuori dalla zona di comfort, abbandonarle per confrontarsi sempre con nuove sfide. Accogliere ogni stato emotivo nella crescita umana e rappresentarlo con la musica, scoprendo sempre maggiore consapevolezza di come si è, cosa si può essere, i propri limiti e risorse. 

 

– Quali sono le influenze artistiche?

Il palcoscenico della vita quotidiana, il bar, le discussioni in famiglia, le turbe esistenziali che diventano arte e creatività. Film, foto, natura, un corpo, le piramidi di Giza.

 

– Quali sono le collaborazioni musicali?

Nel disco abbiamo ospitato molti musicisti per arricchire il sound. Dal violoncello al basso, dalle voci femminili al rap agli scratch. 

 

– Come sta andando la collaborazione con l’etichetta Aldebaran Records nel lavoro in promozione?
Molto bene in quanto siamo legati da una conoscenza e un’amicizia personale di vecchia data e questo è di aiuto nel rapporto di lavoro poiché, seppur in una rapporto professionale, vige una spontaneità collaborativa

 

– Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la musica?

La cosa importante è mantenere un’ottica sulla quotidianità e ciò che accade, passarlo al setaccio, filtrarlo e farne una visione unica. Pur trattando sempre lo stesso discorso, che possa essere anche un discorso globale, questo viene sempre rimaneggiato e rideclinato in una nuova narrazione. “Siamo qui” nella suggestione di questo spazio-tempo, ed esserci è il traguardo maggiore al quale si possa puntare. Nulla è più prezioso di questa esperienza.

 

– Parliamo delle pregiate esperienze di live, concerti e concorsi?
Non esiste evento politica, sportivo o altra esperienza gruppale che possa unire le persone come la musica. Quella del live è un’esperienza che produce delle vibrazioni inspiegabili e incomprensibili se non nell’esperienza stessa. Per questo amiamo tutte le nostre esibizioni live che sono la forma che preferiamo per trasmettere la nostra musica e le nostre identità, un completamento imprescindibile della nostra attività artistica. Ognuno di noi ha fatto anche molti contest e concorsi ma di ognuno di questi la cosa che più ci interessa e rimane è l’esperienza del palco, il confronto con il pubblico e lo scambio energetico che solo nei live si può percepire.

– Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?

Spesso, soprattutto quella di maggiore diffusione, è poco stimolante ripetitiva e vecchia, anche questo però diventa motivazione e stimolo per la creazione. Cambierei l’approccio all’arte che è confuso con gli elementi materiali. L’arte è personalità, visione, anima e queste cose vorrei ritrovarle nella musica italiana che ha una tradizione importante in cui tutto questo era centrale.

 

– Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigliate di ascoltare?
il disco ha in sé diversi aspetti, brani introspettivi, brani più movimentati e altri “arrabbiati”
potremmo consigliarti Goblin e Lost and Looser che potremmo definire agli antipodi, ma nel mezzo ci sono tante altre sfumature

 

– Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?
tutto sembra avere delle sembianze distopiche e per quanto le limitazioni delle libertà personali e delle possibilità di esibirsi dal vivo siano forti, il loro impatto emotivo rende tutto ciò è anche una potente sollecitazione. come artisti ci sentiamo fortunati di poter canalizzare questa esperienza, che anche se negativa va a stimolare la nostra creatività.

 

– Quali sono i programmi futuri?
Innanzitutto avere tanti follower su Instagram!  Poter valorizzare questo disco e cercare di portarlo in giro il più possibile. Poi continuare i nostri percorsi di crescita artistica sia di gruppo che con diversi progetti paralleli che ognuno di noi ha in attivo e in cantiere.

Leggi ancora

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *