Da Che ne sai a tutta la sua vita, giù la maschera per Lyant

Straordinaria intervista oggi a Lyant, artista poliedrico che sta raccogliendo consensi crescenti nel pubblico italiano. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro Che ne sai, leggiamo con senso di empatia l’intervista a Lyant, grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Affronteremo perciò aspetti musicali e di vita, Lyant si svelerà con quelle che sono le collaborazioni, tra le più importanti come quelle con Red&Blue, le esperienze, e i progetti futuri. Ma largo ai convenevoli, diamo un caloroso benvenuto a Lyant!

Com’è nata tua la passione per la musica?

Sin da piccolo sono sempre stato appassionato per l’arte in generale, in particolare la musica mi ha sempre regalato delle emozioni uniche. Sicuramente l’influenza del contesto familiare in cui sono cresciuto ha fatto la sua parte: mia madre è una cantante lirica, mio nonno era un musicista. Immerso nella musica sin da bambino, le ho sempre riservato una parte importante del mio vivere.

Il personaggio può essere una maschera, protettiva quando ci esibiamo. Calato il sipario, chi troviamo dietro Lyant e il suo personaggio?

Lyant è la versione migliore di me stesso, cerco sempre di far trasparire nel modo più autentico chi sono, ma soprattutto chi voglio diventare. Attualmente dietro Lyant si trova un ragazzo normalissimo, con tante insicurezze e spesso con difficoltà nell’affrontare le cose con lucidità.

Lyant vuole dare a lui quella forza, così come a tutte le persone che lo ascoltano. Non lo definirei una maschera quindi, ma piuttosto un obbiettivo.

Come è stato concepito il lavoro Che ne sai?

La mancata ispirazione si è rivelata l’arma più potente che potessi trovare. Ho cercato per giorni l’ispirazione che non arrivava, fin quando non ho capito di dover parlare di questo, del mio presente, di come avrei voluto affrontare una situazione di ansia, insoddisfazione e scadenze da rispettare.

Il mood ‘’leggero’’ del brano è un ulteriore suggerimento di come ho voluto fronteggiare serenamente questa situazione, facendolo diventare un mio punto di forza e unicità.

Il lavoro è accompagnato da un video?

No, ma mi sarebbe piaciuto realizzarlo. Ho tante idee per il futuro e penso che anche attraverso le immagini si possa trasmettere tanto.

Il lavoro fa parte di una serie di uscite che culminerà in un disco?

Questo è quello che spero. Il primo disco è sicuramente tra i miei programmi e “Che ne sai” sarebbe senz’altro una tappa importante da non escludere dal progetto. Ho già tante canzoni pronte, e ancora tante idee da sviluppare, ma come dico in “Che ne sai” voglio affrontare le cose nei miei tempi. Voglio che sia un percorso riflettuto e maturato, e per questo ci vuole il tempo che ci vuole.

Com’è stato il percorso dall’esordio ad oggi?

Ho cominciato a scrivere le mie prime canzoni all’età di quindici anni per gioco, per divertirmi con gli amici. Crescendo la scrittura è diventata una cosa più seria per me, una cosa da coltivare anche da solo, e assieme a questo anche l’arte del beatmaking. Tutto quello che so, l’ho imparato da autodidatta, e questo all’inizio mi bloccava molto. Non credevo in me e in quello che potessi realizzare da solo. Ad oggi ho capito che quello che mi bloccava era solo una distrazione, una paura a cui non devo dare ascolto. Solamente grazie a questa riflessione, riesco a vedere finalmente concreta questa mia opportunità e spero di toccarla presto con mano come ho sempre solo sognato di fare.

Quali sono le tue influenze artistiche?

Sono influenzato da moltissimi generi musicali, motivo per cui spesso tendo a miscelare correnti musicali diverse nelle mie canzoni. È innegabile però che il mio percorso ha le sue radici nell’Hip Hop e con questo anche le mie prime ispirazioni artistiche. Mi sento di citare Emis Killa, a mio parere uno dei più grandi rapper della scena italiana, che mi ha cresciuto e aiutato con i suoi testi. Di Thasup mi ha sempre affascinato l’approccio e la sua genialità nel fare musica, sia tecnicamente che per il suo percorso da artista. Anche Gemitaiz e Madman, per la loro capacità di incastrare i flow mi hanno dato tanto. Questi sono solo alcuni dei rapper che mi hanno influenzato, ma sicuramente sono i primi con cui sogno di collaborare. Se parliamo di musica pop, mi piacciono le sonorità anni 70/80: Michael Jackson, Kool and the Gang, Earth Wind and Fire.

Sono estremamente fan, inoltre, della musica Jazz e Blues.

Quali sono le tue collaborazioni musicali?

Per la realizzazione di “Che ne sai” ho collaborato con UpMusic Studio, mentre in passato ho pubblicato sul mio canale Youtube il brano “Safari”, pensato e realizzato con un mio amico, Luca, in arte Germano. Ma soprattutto chi mi ha affiancato sin dall’inizio, aiutandomi nella realizzazione degli altri brani, è il mio amico Sebastiano, che potete trovare come Sebadj. Ad oggi queste sono le mie piccole collaborazioni, che io considero grandi in realtà, ma spero in futuro di collaborare con altre figure artistiche che apprezzo e stimo.

Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?

Dipende dal brano, da ciò che sto vivendo, che poi spesso le due cose sono correlate. Con “Che ne sai” volevo dire a tutti di apprezzare e ascoltare ciò che sentiamo dentro, in tutte le circostanze. Il modo in cui affrontiamo le cose, il tempo che impieghiamo per farlo, per realizzare e per realizzarci deve dipendere unicamente da noi stessi. In generale Lyant cerca di indirizzare Antonio verso quello che vuole essere, e di conseguenza questo vuole trasmettere a tutti: ascoltare il lato più sincero di noi stessi, senza paure.

Parliamo delle tue pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi?

Dall’età di quindici anni scrivo le mie canzoni, la mia prima pubblicazione arriva però ai diciassette con “Safari”, a cui seguono “Dorado”, ”Woah”, “BPM”, “Casa Nostra” e la recentissima “Che ne sai”.

Quest’ultima uscita è stata realizzata con UpMusic dopo aver superato le audizioni del loro concorso rivolto a giovani artisti. Per quanto riguarda live e concerti, spero di farne presto tanti perché da artista non sarebbe solo una grande soddisfazione, ma anche un importante obbiettivo da raggiungere.

Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?

Penso che in Italia abbiamo moltissimi artisti validi, e sono felice di vedere l’Hip Hop affermarsi sempre di più nel panorama musicale italiano. Ciò che cambierei è la visione mercificata della musica: in alcuni casi forse si è persa un po’ quella voglia di fare musica spontaneamente e, piuttosto che guardarsi dentro, si guarda più al potenziale guadagno. Per me la musica in quanto arte va rispettata ed espressa nel modo più autentico.

Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?

“Casa Nostra” è un altro brano che vi consiglio, a cui sono legato perché è un inno a proteggere la musica dalla mercificazione di cui parlavo prima. Potete trovare anche un videoclip su Youtube in cui questa visione è personificata da una “persona normale”: un consumatore superficiale.

Più introspettiva è invece “BPM”, in cui già è presente quella sensazione di inadeguatezza che ho espresso nella mia ultima uscita, ma vissuta cercando di sfuggirne e non affrontandola come invece racconta “Che ne sai”.

Sorprese e anticipazioni. Cosa bolle in pentola e a cosa stai lavorando?

Sto lavorando a dei nuovi brani che ho intenzione di mettere nel mio primo album. Nel prossimo singolo in arrivo affronto la tematica della confusione legata ai momenti di sconforto, quel caos che non ti fa essere lucido, che ti fa vedere tutto fuori fuoco

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