Giovanissima, nata dall’incontro e unione di culture che hanno generato un mix unico, instancabile nei progetti e dalle collaborazioni vincenti. Apre concerti di grandi cantautori italiani e con grande semplicità e schiettezza, produce tanta bella musica. Come ad esempio EGO, l’EP pubblicato per Ferramente Dischi di cui stiamo ascoltando in questi giorni in musica digitale (Believe Digital) e di cui ci parla in questa bella intervista, concessaci dalla fenomenale JAMILA!
Com’è nata la passione per la musica?
Non so descrivere la mia vita senza musica, ne ha sempre fatto parte, fin da quando ero bambina. Ricordo che. Il primo strumento a cui mi sono avvicinata è stata la batteria, avevo 6 anni quando ho iniziato a suonarla e in seguito ho studiato pianoforte per tre anni. Il mio rapporto con la chitarra è nato solo anni dopo, ci ho messo un po’ di tempo per capire che era la mia parte mancante e da lì il canto si è unito in maniera naturale.
Cosa significa e com’è nato il nome “Jamila” e il suo personaggio?
Jamila non è un nome d’arte, è il mio vero nome e a dire il vero non c’è nemmeno un personaggio, sono solo io. Non c’è trucco o inganno, ho sempre voluto essere fedele a me stessa nel bene e nel male, vorrei che le persone mi conoscessero per quella che sono, senza sovrastrutture.
Come è stato concepito il lavoro “EGO”?
Ego è stato il primo vero grido che sono stata capace di fare, un atto di coraggio. A diciassette anni, grazie al lavoro di scuola lavoro (S.O.F.O.S.) che svolgevo sotto l’associazione culturale, movimento Hyronista, mi è stato chiesto di comporre un intero album di canzoni e ho colto al volo l’occasione per scrivere le mie storie. E’ stata una spinta naturale, non dettata da ambizioni o particolari mire, mi sono espressa con umiltà e innocenza, senza troppe remore su cosa raccontare e cosa no. L’ho registrato con i mezzi che avevo a disposizione: un telefono e un paio di cuffie della Pioner chieste in prestito a una mia amica.
Quali sono le influenze artistiche?
Sicuramente non sono monotematica, mi piace spaziare: ho sempre ascoltato Lucio Dalla, ma ho anche consumato “The Uprising” di Bob Marley, e nonostante ci siano tanti artisti e progetti moderni che mi prendono particolarmente, ultimamente ascolto spesso l’album “Polaroid” di Franco126xCarl Brave. Certamente non posso negare di essere molto “figlia” di Mannarino, De André, Pino Daniele e di tutti quegli autori che scrivono qualcosa che non è pensato necessariamente per colpire ma che poi alla fine lo fa, perché viene da dentro.
Quali sono le collaborazioni musicali?
Attualmente collaboro con Zibba, è sua la produzione dell’album che uscirà quest’anno. Ci siamo conosciuti un anno fa, tramite i ragazzi di Ferramenta Dischi: è stata loro l’idea di farmi lavorare con lui, volevano “affidarmi” a qualcuno che mi potesse capire al volo e che avesse una grande esperienza come produttore. Io e Sergio siamo molto simili e abbiamo un’ottima sintonia, la nostra collaborazione mi arricchisce non solo da un punto di vista musicale, ma anche umano. Se potessi fare un featuring mi piacerebbe lavorare con Nada: è un mio punto di riferimento, la stimo veramente tantissimo.
E la collaborazione con l’etichetta “Ferramenta Dischi” nel lavoro in promozione
A breve verrà pubblicato “Storia” (il mio quarto singolo e ultimo singolo prima della pubblicazione dell’intero album) e poco dopo uscirà anche il suo video girato da Enrico Poli con lo styling di Antonio Labroca: è un lavoro a cui tengo tantissimo perché lavorare con loro è stato veramente bello non solo da un punto di vista artistico, ma anche umano. Ho conosciuto Antonio sul set di Jackie’s Garden, lo spot di Gucci e Vanity Fair, tra noi è scattata subito una bellissima intesa e sono felice che abbia voluto collaborare con me anche a questo lavoro.
Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la musica?
I contenuti che voglio trasmettere con la mia musica non sono specifici, nel senso che penso e spero che ognuno riesca a cogliere ciò che preferisce dalle mie parole. Sicuramente però posso dire che in ciò che scrivo c’è una grande voglia di dare speranza, di dare dignità a tutte le storie che esistono, e anche quella di esprimere una rabbia più che lecita di un giovane o una giovane come me in un mondo come questo.
Parliamo delle pregiate esperienze di live, concerti e concorsi?
Aprire i concerti di Brunori Sas e Dente è stato inaspettato e sicuramente molto emozionante. Quando mi è stata comunicata la notizia non ci credevo, mi è servito un po’ di tempo per metabolizzare il tutto, volevo presentarmi lì sicura di me per esprimermi al meglio. All’emozione del live si sommava quella di cantare sullo stesso palco di due artisti che hanno formato il mio modo di scrivere, pensare e vivere la musica: ancora adesso, nonostante siano passati alcuni mesi, non riesco a descrivere tutte le sensazioni che ho provato, qualsiasi parola mi venga in mente mi sembra limitata. Oltre a queste grandissime emozioni tra poco si aggiungerà quella della finale del Premio De André: oltre ad essere onorata di essere nella rosa dei finalisti sono anche felicissima di tornare su un palco dopo mesi di astinenza forzata.
Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?
Non penso gran che della scena musicale, almeno niente che non possa sembrare offensivo, ma poiché ho avuto ancora poco modo di parteciparvi direttamente non sento di potermi esprimere a riguardo, né tanto meno su cosa cambierei o migliorerei.
Oltre al lavoro in promozione quale altro pezzo ci consigliate di ascoltare?
Sono molto legata a tutte le mie canzoni, fanno tutte parte di me. Al momento fuori ci sono “La dottrina delle piccole cose”, “Gesù” e “Giovani che scalpitano a letto”: la prima è una song d’amore che punta il riflettore sui semplici gesti di una storia d’amore, la seconda celebra la bellezza degli errori e l’umanità che si cela in essi e la terza è il racconto della mia generazione, spesso mal giudicata e non compresa. A voi la scelta!
Come stai vivendo da esecutore e persona questo periodo del covid-19?
Il periodo non è sicuramente facile, soprattutto per chi, come me, è all’inizio del suo percorso: pubblicare i miei singoli durante una pandemia mondiale è stata una sfida davvero ardua, ma sono felice di averlo fatto.
Quali sono i programmi futuri?
Spero che nei programmi futuri ci sia quello di poter tornare presto a suonare su un palco, interagire dal vivo col pubblico e raccontare le mie storie guardando le persone negli occhi.