I balconi delle case e altre storie, raccontate direttamente da FLORA

Con grande riconoscenza diamo il benvenuto a FLORA , artista poliedrico che sta facendo incetta di consensi coi suoi lavori musicali. Recentemente impegnato nella promozione del lavoro I balconi delle case, pubblichiamo con gratitudine l’intervista a FLORA , grati e onorati per il suo tempo e la cortesia riservataci! Apprenderemo curiosità, vizi e virtù della musica e della vita, FLORA si narrerà con quelle che sono le collaborazioni, come ad esempio con Astarte Agency, le esperienze, e i progetti futuri. Ma largo ai convenevoli, diamo un caloroso benvenuto a FLORA !

Com’è nata tua la passione per la musica?

 

Anche se ero troppo piccola perché oggi lo possa ricordare davvero, mi piace pensare che sia nata nel momento in cui mio padre mi fece ascoltare per la prima volta la colonna sonora di “C’era una volta in America” cullandomi una sera per farmi addormentare.

Quelle melodie, frutto del meraviglioso lavoro di Ennio Morricone, sono entrate a far parte della mia vita, hanno accompagnato la mia infanzia e adolescenza facendomi appassionare alla composizione, fino a diventare poi l’argomento di tesi della mia prima laurea in pianoforte al Conservatorio.

 

“FLORA ” vogliamo sapere di più dei tuoi superpoteri…!

 

Da quello che mi dicono le persone che ho intorno un mio super potere è sicuramente quello di stupirmi quotidianamente, meravigliarmi, entusiasmarmi anche e soprattutto per piccolezze, momenti che vivo brevemente ma in maniera molto intensa. Credo di esser riuscita a conservare crescendo quella genuinità tipica dell’infanzia e sento che questo sia un gran privilegio. In generale sono una persona consapevolmente positiva (che a volte ha comunque dei momenti di negatività importanti). Esiste però il rovescio della medaglia: spesso sono distratta, persa tra i miei pensieri, affascinata da ogni cosa e talvolta dimentico che non sempre chi ho davanti è genuino come me.

 

Da un incontro o da uno scontro, tutto può essere ispirazione. Com’è nato il lavoro I balconi delle case?

 

I Balconi delle case è un brano nato in modo decisamente inusuale: ho scritto parte del ritornello in una sala dell’Apollo, bellissimo locale di Milano, nell’attesa di salire sul palco per un sound-check. Stavo vivendo una storia d’amore che non era una vera e propria storia d’amore: la persona di cui ero innamorata era indecisa sul da farsi perché reputava il nostro amore giusto ma vissuto nel momento sbagliato, pensiero sul quale sono abbastanza in disaccordo. Ho quindi fissato questi pensieri su carta.

Parte delle strofe in cui cito i balconi delle case le ho scritte invece durante il lockdown di Marzo 2020, quando i balconi hanno acquisito quella valenza sociale e diversiva che oggi tutti noi conosciamo.

Nei mesi successivi ho poi rimaneggiato il materiale ed infine realizzato la produzione insieme a Paolo Zou e Benjamin Ventura.

 

E com’è nato il suo videoclip?

Il video di I balconi delle case è un video live di una sessione acustica realizzata insieme al chitarrista e producer Paolo Zou, e ripresa dal regista Valerio Casanova.

Vivo in una casa di ringhiera a Milano, con balconate che si affacciano sul cortile interno dello stabile. Le pareti del condominio sono rosa antico, le persiane azzurre ed il tutto è condito con un’infinità di piante e fiori curate dai residenti. Un posto unico che fin dal primo momento mi ha affascinata catturando il mio cuore. Ho deciso di chiedere i permessi a tutti i miei vicini e in un bellissimo pomeriggio di inizio ottobre mi sono esibita in una performance live chitarra e voce da un balcone del terzo piano.

 

È prevista l’uscita di un disco?

 

Prossimamente uscirà un terzo singolo, che chiuderà le pubblicazioni iniziate con il brano  Serenità e legate dal fatto di essere, in modo più o meno velato, frutto di riflessioni e di influenze nate nel periodo di pandemia. Ho però nel cassetto tanti brani che attendono solo di trovare il loro posto nel mio primo disco. Sarà un gran lavoro che non vedo l’ora di iniziare.

 

In salita o in discesa. I percorsi artistici si sviluppano sempre tra mille peripezie, vuoi raccontarcele?

 

Decidere di portare avanti un percorso artistico significa fare i conti con dei momenti di estrema euforia alternati più o meno quotidianamente a momenti di estremo sconforto. Credo sia una condizione abbastanza comune tra i più. La voglia di emergere nel marasma delle uscite discografiche, il confronto perenne con pubblico, gli addetti ai lavori, l’esposizione mediatica anche se solo sui social credo siano tutti fattori che creano talvolta instabilità psicologica in chi intraprende questo percorso che però rimane per me fonte delle più grandi gioie. Ogni canzone è una figlia da coccolare, da crescere e come ogni genitore anche io mi sento in dovere di fare del mio meglio affinché questo possa avvenire nel migliore dei modi.

Credo che la chiave per il “successo” stia nel non mollare mai, nel continuare imperterrita a credere in ciò che faccio accogliendo sempre positivamente i consigli di chi è più bravo di me.

Quali sono le tue influenze artistiche?

 

Sono cresciuta in una casa in cui si veneravano i cantautori italiani: Gaber, Guccini, De Andrè, Battisti, Dalla, De Gregori, hanno risuonato da sempre fin dalla più tenera età nelle mie orecchie. Questo per forza di cose ha influenzato il mio modo di comporre e ha contribuito ad alimentare il fascino che esercita per me la musica italiana ben scritta. Oggi ascolto Calcutta, Levante, Joan Thiele, Coez, Willie Peyote, Motta, per citarne alcuni. 

Importanti sono stati poi i miei studi accademici: dopo il liceo ho iniziato il mio percorso in Conservatorio laureandomi in pianoforte prima, in Songwriting poi, in didattica musicale spero tra pochi mesi (sto ancora frequentando e lavorando alla tesi). Le mie canzoni nascono tutte sul pianoforte, strumento che amo perché dalle mille possibilità.

 

Quali sono le tue collaborazioni musicali?

 

Nel mio lavoro ho sempre apprezzato l’ausilio di collaboratori e credo che lo scambio di idee in ambito artistico sia davvero prezioso. Il mio primo Ep è stato registrato presso il Music Garage Studio di Roma sotto l’occhio vigile del producer Stefano Maura insieme ai musicisti Davide Savarese, Paolo Zou e Jacopo Pisu. Nei miei live, quando non mi esibisco in formazione acustica, sono sempre presenti i miei musicisti: Paolo Zou, Jacopo Pisu ed Emanuele Della Cuna.

Con il già citato Paolo ed il producer Benjamin Ventura, amici e professionisti fantastici, ho lavorato alla produzione di I balconi delle case mentre il singolo precedente, Serenità, è stato registrato presso Studio Nero con la collaborazione di Bodacious Collective nelle figure di Giovanni Pallotti, Massimiliano Colagiovanni e Davide Sollazzi. In passato sono state diverse le mie collaborazioni in qualità di pianista, vocalist ed autrice. Tra queste quella con la band KEEMOSABE incontrata a Londra e per la quale ho registrato la voce di Eden Alone, traccia contenuta nel loro album d’esordio Look Closer.

 

E la collaborazione con Astarte Agency nel lavoro in promozione?

Conoscevo Astarte Agency già da diverso tempo perché aveva lavorato con tanti artisti di mia conoscenza.

Astarte, nella figura di Marco Negro, rappresenta sicuramente un tassello importante nel puzzle della promozione della mia musica. Quasi su tutto mi relaziono con Marco ed insieme scegliamo le giuste strategie di promozione. Spero che la nostra collaborazione possa continuare in futuro.

 

Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la tua arte?

 

Sono un persona estremamente positiva anche se spesso mi lascio annegare, anche se solo momentaneamente, nell’oceano dei pensieri e dei momenti bui. Credo nella solidarietà, nella fratellanza e nella sorellanza, nei diritti universali e amo davvero ogni aspetto di questo mondo che purtroppo stiamo distruggendo. Amo la quotidianità, osservare i gesti delle persone, gli sviluppi delle relazioni, amo cercare storie e raccontarle. Non mi piace chi si lamenta sempre e non fa nulla per cambiare la sua situazione, chi non si stupisce più per le cose piccole, chi giudica e chi crede solo nel denaro. Il mio mondo è a colori ed è un mondo dove domina la natura. Nel mio mondo a colori, nella mia musica, c’è posto per tutti.

Parliamo delle tue pregiate esperienze di pubblicazioni, live, concerti o concorsi.

 

Il mio percorso musicale comincia nel mio quartiere alla periferia di Roma: Ostia. Qui ho studiato pianoforte classico e moderno, ho partecipato in modo attivo al fermento artistico degli spazi occupati del litorale romano, mi sono esibita in ogni spazio culturale disponibile. Dopo la laurea in pianoforte ho cominciato a scrivere musica alla Folkwang Universität der Künste, università tedesca che ho frequentato per sei mesi grazie alla vincita della borsa di studio Erasmus. Poi la voglia di continuare a relazionarmi con culture, modi di vivere, pensieri diversi dal mio, unita al grande desiderio di approfondire gli studi in campo di composizione musicale mi ha portata a proseguire la mia vita a Londra dove ho lavorato come pianista e vocalist per molte delle realtà della capitale inglese e dove ho conseguito il Master in Songwriting all’ICMP – Institute of Contemporary Music. La mia carriera di cantautrice è cominciata circa due anni e mezzo fa al mio rientro in Italia con la pubblicazione di Si vedono i fiori, il mio primo Ep di 4 tracce, uscito nell’ aprile 2019. Al release party al Wishlist di Roma è poi seguito un breve tour che mi ha portata in diverse città italiane dove mi sono esibita prevalentemente in formazione acustica con il mio pianoforte. Nel settembre 2019 ho preso parte alla tredicesima edizione di XFactor. Alle audizioni ho suonato Firth of Fifth dei Genesis, brano del quale avevo precedentemente realizzato un video live, mentre ai bootcamp ho proposto al pubblico Sai, ci basta un sogno, splendido pezzo di Rapahel Gualazzi. Ad ottobre 2020 è iniziata poi la mia collaborazione con il producer Giovanni Pallotti e successivamente quella con Paolo Zou e Benjamin Ventura finalizzata alla produzione di tre nuovi singoli legati da un filo comune: nati nei primi mesi di pandemia, i brani rispecchiano e si trovano profondamente immersi nell’attualità e nascendo dalle esigenze, dalle paure, dai desideri che il periodo storico vissuto si porta dietro, diventano ritratto inconsapevole del vissuto quotidiano.

 

Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti?

 

Credo che la scena musicale italiana stia vivendo un momento estremamente produttivo e prolifico caratterizzato da una grande abbondanza di nuovi talenti.

Con i nuovi mezzi digitali un po’ chiunque può decidere di iniziare una carriera musicale rilasciando musica sulle piattaforme streaming e questo dato presenta tanti aspetti positivi ma anche aspetti dannosi.

La grande quantità di uscite discografiche ha talvolta vita molto breve, e la quantità spesso è a discapito della qualità. Emergere in questo vortice di release risulta estremamente difficile.

Mi piacerebbe che cambiasse il rapporto tra gli stessi artisti spesso troppo in competizione tra loro.

 

Oltre al lavoro in promozione quale altro brano ci consigli di ascoltare?

 

Vi consiglio di ascoltare “Si vedono i fiori”, una delle prime canzoni che ho scritto, quella che dà il nome al mio primo Ep uscito nell’aprile 2019, un pezzo che potrei definire un po’ come il manifesto delle mie idee e “Firth of Fifth”, brano dei Genesis di cui ho realizzato una cover pianoforte e voce registrata live, diventata virale su YouTube e di cui vado particolarmente fiera.

 

Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19?

 

È un periodo decisamente altalenante sotto il punto di vista psicologico e lavorativo.

Durante il primo lockdown mi trovavo a Roma a casa della mia famiglia con la quale ho un rapporto idilliaco. Lo stare chiusa in casa con loro non è stato per nulla traumatico tra pranzi e cene, vino, colazioni in giardino, allenamenti in compagnia, letture e anche discussioni sempre costruttive. Ho assaporato ancora di più la bellezza della semplicità condivisa con le persone che si amano, ho avuto tempo per scrivere canzoni, ragionare, produrre e studiare. È stata invece tanto difficile la lontananza da quelle persone che non erano con me, mi è mancata moltissimo la dimensione live del mio mestiere, la vicinanza fisica con il pubblico e con i miei allievi di musica.

È stata traumatica e difficoltosa da elaborare la perdita di persone a me care. Nonostante ciò spero che il peggio sia passato, credo molto nei vaccini e nella scienza, mi auguro che questo periodo assurdo abbia insegnando e stia continuando ad insegnare ai più.

 

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?

 

Vorrei continuare a comporre e a far uscire la mia musica fino a quando avrò le facoltà mentali per farlo, questo è il mio obbiettivo primario, più che sogno.

Poi fantasticando vorrei anche arrivare a suonare negli stadi, vivere la mia vita in tour, creare una mia famiglia super numerosa, vedere quanti più posti possibili nel mondo, avere una cattedra in Conservatorio e abbastanza soldi e tempo per aiutare chi è meno fortunato di me.

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