Cosa ti ha spinto a creare un album come “Adults Are Just Kids Wearing Masks” e quale storia racconta?
Penso che ciò che mi ha spinto a fare questo disco sia la mediocrità costante dell’individuo moderno. Tutto è iniziato da un duo di Montréal, composto da maestri della mediocrità. Persone senza anima né cultura, che danno lezioni di morale artistica al mondo. Questo album è una ricerca di autenticità. Non ci sono trucchi, niente overdub, è tutto suonato realmente, è un viaggio nell’anima.
Cosa racconta l’album? Che il nostro mondo moderno non produce più adulti, ma bambini cresciuti che cercano disperatamente l’amore di una madre. Viviamo in tempi terribili.
Hai scelto di suonare tutti gli strumenti da solo. Come hai affrontato questa sfida?
La cosa più difficile quando sei una one-man band è che fin dall’inizio devi avere una visione chiara e precisa di ciò che farai. A parte questo, suonare da solo è piuttosto confortevole.
In che modo la tua vita a Montréal influenza la tua musica?
La vita nordamericana ci trasforma, noi europei. È sia una tragedia che una benedizione. Questo ha un forte impatto sulle mie emozioni e quindi sulla mia musica. Ho già realizzato un album di Oppenheimer’s Elevators che viaggia attraverso i diversi quartieri della città.
Qual è stata la tua principale fonte di ispirazione per le tracce dell’album?
L’amore, il vino e il sitar indiano.
Hai dei riti o delle routine quando ti prepari a scrivere musica?
No, non bisogna avere routine. L’ispirazione, se così la si può chiamare, è una voce che viene da un altro mondo. Gli artisti sono solo il ricettacolo di questa voce.
Sei un artista molto versatile. Qual è il tuo strumento preferito e perché?
Il sitar indiano. In questo periodo suono quasi esclusivamente quello. Non so bene il perché, forse è il mio lato hippie, amo il suono e le corde simpatiche. È uno strumento magico.
Guardando al futuro, quali sono i tuoi obiettivi per il progetto Oppenheimer’s Elevators?
Pubblicare altri album e fare concerti. Il maggior numero possibile di concerti.
Qual è il consiglio più prezioso che hai ricevuto nella tua carriera musicale?
“Bevi acqua, non salire sul palco ubriaco e, soprattutto, mai cocaina.”
Hai un ricordo particolare legato a una performance dal vivo che ti è rimasto impresso?
Ho fatto così tanti concerti che ho centinaia di ricordi legati alle esibizioni. Una volta mi sono preso una scossa elettrica, e non molto tempo fa, durante il mio ultimo show, la polizia è venuta a fermare il concerto.
Cosa ti piace fare nel tuo tempo libero quando non crei musica?
Prendermi cura di mio figlio o non fare nulla. Solo dormire un’ora per passare il tempo o restare a letto con un buon libro.